L’Assassino Raschiaporte
Venerdì 8 Gennaio 20101. “Amore mio, che fai stasera?”
“Non aspettarmi, farò tardi.
Ti prego, adesso non baciarmi
se no il trucco si rovina,
ci vedremo domattina.”
2. La mezzanotte suona adesso,
ora mi vado a coricare,
non ho più voglia di guardare
il giallo alla televisione,
il sangue poi mi fa impressione.
E’ mezzanotte e mezza in punto,
ancora un po’ rimango sveglia,
ma dopo un po’ nel dormiveglia
sento la porta raschiare,
devo alzarmi a controllare…
Forse sarà un cane randagio
o forse il vento per le scale,
forse l’effetto del finale
del giallo di mezzanotte
“L’Assassino Raschiaporte.”.
Passando poi per la cucina
prendo un coltello dal cassetto,
adesso dove me lo metto
se è qualcuno che conosco
meglio avercelo nascosto.
Ma nella tasca del pigiama
è troppo lungo per entrarci,
allora devo rinunciarci,
devo andare a mani nude
e il catenaccio non si chiude.
Avvicinandomi alla porta
non sento più nessun rumore,
soltanto quello del mio cuore
leggermente più veloce,
poi d’un tratto quella voce
che mi proviene dalle spalle,
come sarà potuto entrare,
che dice “no, non ti voltare,
getta in terra quel coltello!”
“Non ce l’ho.”, rispondo a quello.
E vedo un luccichio di lama
mi volto e vedo nello specchio
un uomo identico a me stesso
col coltello in mezzo al cuore
m’è sparito il batticuore!
3. Forse sarà lo svenimento
causato da quella visione
ma stamattina a colazione
non riesco a ricordare
neanche un particolare.
Mia moglie ha un segno su una guancia
come di rimmel non lavato,
le chiedo “Cara, ma che hai pianto?”,
mi risponde “Non scocciare,
pensa invece a sparecchiare!
E non capisco come hai fatto
a rompere quella specchiera
che sta in salotto, l’altra sera
devi averne fatte di orge,
neanche ti si riconosce!”.
4. A mezzanotte vado a letto,
anche stanotte quei rumori,
anche stanotte Carla è fuori,
come faccio a non tremare,
sento gli incubi arrivare.
Mi butto sotto le lenzuola,
le dita raschiano la tela,
quando un chiarore di candela
mi costringe a sollevarla,
ma che sia rientrata Carla?
La stessa immagine di ieri,
lo stesso volto inanimato
dalla candela deformato,
con il sangue sul pigiama
che gli cola dalla lama.
5. E la mattina la candela
la trovo sul lenzuolo, spenta,
la porta dell’armadio aperta
e i vestiti tutti sparsi,
forse Carla è qui a cambiarsi.
Però nessuno fa rumore,
forse sarà uscita di nuovo,
ed esco per cercarla e noto
che la porta è ancora aperta,
me la chiudo dietro in fretta.
E sento un passo alle mie spalle,
mi volto e vedo uno in divisa
che dice “Sa che l’hanno vista
a origliare nelle porte
stamattina e l’altra notte?”.
Io mi difendo “Non è vero,
forse avran visto mia moglie
che sta sempre via di notte.”
Lui mi guarda sospettoso
“Ma se lei vive da solo…
Adesso sente le sirene
dell’ambulanza e polizia?
Adesso stan portando via
due cadaveri scoperti
nei vicini appartamenti.
Hanno trovato poi dei segni
sull’esterno delle porte
fatti, certo, l’altra notte
con la punta di un coltello
di una lima o un grimaldello.
E si sospetta di una donna
o di un uomo travestito
che ha il suo identico vestito,
stesso trucco, stessi occhiali,
stesso sangue sulle mani.”
“Che mi ha causato le ferite
è quello specchio che s’è rotto,
lo può trovare nel salotto!”
“Ma quale specchio?”, dice quello,
“Qui c’è solo il suo coltello.”
“Ma quel coltello non è mio!
Forse sarà del mio vicino,
è forse quello l’assassino
che raschiava alla mia porta
che ha la serratura rotta.”
“Purtroppo il suo vicino è morto
e non può far da testimone,
lei sa benissimo il suo nome,
l’ha inciso lei sulla sua porta
questa mattina: Carla Porta!”.
6. Ora ho una corda bene stretta
che mi tien ferme mani e braccia
ed una benda sulla faccia,
sono condannato a morte:
L’Assassino Raschiaporte!
Maurizio Chiararia
Roma, 1980