Gretna Green
Domenica 30 Novembre 2008Le bianche scogliere di Dover non erano bianche
ma avevano l’aria di essere state dipinte
nei freddi castelli di Scozia non c’eran fantasmi
ma solo lenzuoli con segni recenti di orgasmi
ma eri pur sempre regina dei miei pleniluni
e licantropo io, Conte Dracula io
che cercavano alberghi sicuri.
E dovevamo sposarci a Gretna Green
senza stare tanto a fidanzarci per tre anni così
e dovevamo guardarci, certo, da Gretna Green
senza stare tanti a dilaniarci
senza stare tanto a ripensarci qui
a Gretna Green
qui a Gretna Green.
La notte nei boschi nascevano nuove leggende
e gli elfi e gli gnomi sfioravano lievi le tende
sentivo il rumore dei passi sull’erba bagnata
e tu all’improvviso apparivi e sembravi stregata
ma eri pur sempre tu stessa regina dei nani
e Brontolo io, e Pisolo io
che piangendo dicevan rimani.
E dovevamo sposarci a Gretna Green
senza stare tanto ad informarci
al Comune di qui.
E dovevamo lasciarci, certo, prima di Gretna Green
senza stare tanto a rincontrarci
senza stare tanto ad invecchiarci qui
a Gretna Green
qui a Gretna Green.
Il fabbro ferraio forgiava metalli infuocati
e noi aspettavamo in silenzio di esser sposati
che cosa c’aveva mai spinto a quel passo crudele
la voglia di dare a un naviglio arenato le vele
però quel naviglio qualcuno c’aveva affondato
e il mozzo ero io, il nostromo ero io
che il comando ti aveva lasciato.
E dovevamo affrontarci prima di Gretna Green
senza stare tanto a ripensarci per tre anni così.
E dovevamo affondarci certo prima di Gretna Green
senza stare tanto a rivederci
senza stare tanto a rinfacciarci qui
a Gretna Green
qui a Gretna Green.
Maurizio Chiararia
Roma, 1984